
Dal secondo anno di vita: il linguaggio (1-3 anni)
Lo sviluppo del linguaggio è un processo lento e costante che comincia fin dalla nascita. La qualità del linguaggio udito dal bambino durante i suoi primi anni di vita lo aiuterà ad acquisire un lessico vario e preciso. (Heve Errmann “100 Attività Montessori”).
Nel secondo anno di vita, contemporaneamente allo sviluppo motorio, anche le abilità linguistiche aumentano. Tra i 12 e i 24 mesi il bambino comprende molto di più di quello che sa esprimere a parole. Questo a volte provoca molta frustrazione ma è anche un grande stimolo per lo sviluppo del linguaggio. Verso i 18 mesi sa pronunciare una decina di parole e intorno ai 2 anni formula le prime frasi composte da 2-4 parole.
Come abbiamo detto parlare usando un linguaggio ricco e corretto e fondamentale. Il bambino ha bisogno di sentire le parole pronunciate correttamente anche se la sua risposta può essere una sua interpretazione. La lettura, le canzoni e filastrocche, gli oggetti da manipolare, le associazioni e classificazioni delle immagini sono sicuramente le attività che aiutano maggiormente a stimolare e sviluppare il linguaggio.
1. La lettura
Nei primi anni di vita i libri sono un ottimo supporto del linguaggio. Fino ai 3 anni sono particolarmente indicati i libri illustrati con immagini realistiche o addirittura fotografie. Infatti il bambino piccolo ritrova nelle immagini “vere” riferimento alla quotidianità che gli è familiare e in cui ritrova e può identificare la sua vita vissuta.
Leggere offre solitamente un lessico più complesso di quello usato nella quotidianità. Questo arricchisce enormemente la futura struttura del linguaggio. Filastrocche e poesie sviluppano il ritmo e la sonorità.
Ciccì Coccò è uno dei primi e rari libri per bambini dove viene usata la fotografia. Forse per questo Munari ha scritto volentieri i testi che seguono – con frasi semplici e brevi rime – le suggestive immagini di Enzo Arnone scattate tra gli anni ’70 e ’80 a bambini ritratti nei loro momenti di gioco e scoperta.
Un libro che è passato attraverso generazioni e rimane sempre un capolavoro.
Anche i libri, come le attività, possono essere sistemati in modo da essere raggiungibili in autonomia. La libreria frontale permette al bambino, che non sa leggere, di scegliere i libri in piena autonomia, attraverso le immagini e riporli con più facilità. La posizione dei libri ne facilita la loro manipolazione. Le copertine diventano titolo, incuriosiscono e invitano il bambino a “leggere” e sfogliare il libro liberamente. Una bacheca di colori, immagini e figure. La libreria frontale è perfetta per creare un angolo lettura in camera o soggiorno.
Anche se il bambino è capace fin da piccolo di riconoscere e scegliere i suoi libri preferiti è comunque molto utile proporre i libri a rotazione, una ventina per volta, in modo da non creare confusione e permettere al bambino una migliore concentrazione e interesse per ogni volume.
Molto spesso i bambini prendono un libro, sfogliano qualche pagina e ne prendono un altro e un altro e così via. Limitare la scelta a pochi volumi aiutano ad aumentare i tempi di attenzione su ciascun albo.
Mostrare al bambino fin da piccolo come manipolare un libro, sfogliarne delicatamente le pagine e rimetterlo a posto. In questo modo, attraverso la pratica, il bambino capirà come averne cura senza rovinarli.
E’ importante ricordare che l’errore fa parte del processo di apprendimento e a volte costituisce la lezione più importante. Una pagina strappata, come un piatto rotto sono la diretta conseguenza di un errore da cui poter imparare.



2. Canzoni e filastrocche
Già dai sei mesi possiamo utilizzare canzoni e filastrocche per l’acquisizione di nuove parole legate alle parti del corpo e alle azioni nello spazio. Dai 12 mesi il bambino è capace di indicare le varie parti del suo corpo. Le filastrocche associate ai gesti aiutano il bambino a creare l’immagine delle varie parti del suo corpo nello spazio.
Filastrocca per il viso:
Faccio un cerchio intorno al viso,
mostro a tutti un bel sorriso,
ecco gli occhi per vedere,
e le orecchie per sentire,
in mezzo al cerchio c’è un nasino,
questo è il viso di un bambino.
(di Rita Sabatini)
Un’altro modo per raccontare le storie usando il proprio corpo è attraverso le marionette a dito. Usare il proprio corpo per mimare un racconto aiuta a sviluppare la coordinazione e il movimento fine delle mani. Il bambino imparerà nuove parole legate ad azioni dirette seguendo il ritmo della cantilena. Le azioni ripetute e di routine rassicurano molto il bambino e possono essere usate facilmente anche in viaggio o quando siamo fuori.
Usare la musica e le canzoni durante la routine giornaliera stimola l’imitazione del suono sentito ripetutamente.
E se anche i libri si possono raccontare con le mani? Ecco la famiglia Vermidita di Tullet.
3. Lezioni di vocabolario
Dai 12 mesi possiamo aumentare il vocabolario anche attraverso oggetti e immagini. Il “cestino dei tesori” diventa un vassoio di “vocaboli” da manipolare, esplorare e memorizzare attraverso l’esperienza sensoriale.
Possiamo proporre al bambino piccoli gruppi di oggetti presi dalla sua quotidianità. Prendiamo un oggetto alla volta dal vassoio, lo nominiamo e lo passiamo al bambino. Fate domande sull’oggetto: dove lo abbiamo preso? A cosa serve? E’ pesante? E’ ruvido? …
Alcuni esempi:
oggetti della cucina
oggetti della cura di se
oggetti delle uscite al parco
oggetti del mare
oggetti della tavola
oggetti di legno
Per le attività che richiedono attenzione è meglio scegliere un momento tranquillo della giornata, quando il bambino è più disposto ad ascoltare e interagire con le nostre proposte. Ricordiamo che l’ambiente deve essere ordinato e privo di distrazioni (televisione, altri giochi, persone).
4. Le associazioni
Verso i 18 mesi il bambino riesce a mettere in relazione gli oggetti con le immagini. Un esercizio cominciato con le illustrazioni dei libri che si affina con le carte per comprendere l’astrazione dell’oggetto-immagine. “La sete di parole nei bambini di questa età è insaziabile e la possibilità di impararne inesauribile” Maria Montessori (“La mente del bambino”). Le carte delle nomenclature sono lo strumento ideale per assecondare questa sete.
Cosa sono le carte delle nomenclature Montessori?
Le nomenclature sono un materiale fondamentale nel metodo Montessori per apprendere vocaboli, arricchire il lessico, classificare oggetti e formare raggruppamenti omogenei. Le carte sviluppano la capacità di osservazione e formano una sorta di vocabolario visivo.
Ogni carta rappresenta un oggetto, persona o animale solitamente organizzate a gruppi. Le carte possono essere di tre tipi:
Carte delle immagini mute (solo disegno senza scrittura) per aumentare il lessico
Carte di lettura (il cartellino con il nome) da associare alla carta muta
Carte con immagini parlate (con immagine e nome scritto) per l’autocorrezione.
Come si usano le carte delle nomenclature Montessori?
Fino a quando il bambino non sa leggere si possono usare sia le carte mute che parlate. E’ importante sempre seguire l’interesse del bambino e cominciare con tre o quattro carte per volta. Possiamo disporre le carte sul vassoio e prendendone una per volta mostrarle al bambino pronunciandone il nome solo (senza articolo).
Le carte possono essere usate per associare immagine / oggetto oppure immagine / immagine.
Nel primo caso possiamo proporre il vassoio con 4 carte e gli oggetti corrispondenti da abbinare. Inizialmente meglio scegliere oggetti molto diversi tra loro in forma, colore e dimensione; successivamente possiamo introdurre oggetti simili per aumentare la difficoltà e sviluppare la capacità di osservazione.
Nel secondo caso possiamo chiedere al bambino di associare la carta muta a quella parlata per formare una coppia uguale. Oppure raggruppare le carte per famiglie.
Uno dei primi giochi in scatola di associazione immagine è il gioco del Lotto (o Tombola) che può essere usato a partire dall’anno e mezzo per questo scopo e dai due anni per i primi giochi di memoria.
A volte un gioco pensato per un certo fine può essere proposto per altri scopi allungandone notevolmente il tempo di utilizzo. Le tessere del lotto solitamente sono piccole e in cartone molto rigido, perfette per essere manipolate dalle piccole manine. Basterà trovare un gioco del lotto con immagini di oggetti comuni o animali per avere delle bellissime tessere associative.
A volte il bambino trova la propria strada e l’attività può trasformarsi improvvisamente in altro da quello che avevate immaginato. Nelle immagini sotto le associazioni figura in feltro – immagine diventa figura orsetto – colore per finire ad essere un giaciglio per la nanna dei piccoli personaggi. Questa capacità di trovare soluzioni oltre agli schemi pre -impostati si chiama “pensiero divergente” (per approfondire QUI). Ovvero la capacità di produrre una serie di possibili soluzioni alternative a un problema che non preveda un’unica soluzione corretta. Nei bambini questo modo di pensare è naturale, guidati dalla loro innata curiosità e mancanza di idee e soluzioni precostituite.
5. Le classificazioni
Infine verso i due anni possiamo cominciare a introdurre la nozione di famiglia intesa come insieme, un gruppo che pur non essendo identico si appartiene.
Cominciamo con qualcosa di semplice come le famiglie degli animali che molto spesso, tra loro, sono differenti per dimensioni, aspetto e nome.
Alcuni esempi:
Famiglia del pollo: gallo, pollastra, pulcino
Famiglia del cavallo: stallone, giumenta, puledro
Famiglia del bovino: toro, vacca, vitello
Famiglia del maiale: verro, scrofa, lattonzolo
Famiglia della pecora: montone, pecora, agnello
Famiglia della capra: caprone, capra, capretto
Aiutandoci con le carte delle nomenclature e la “lezione in tre tempi” possiamo descrivere la differenza e le similitudini di ciascuna famiglia.
Man mano che il bambino cresce possiamo introdurre altre famiglie: strumenti musicali, verdure, frutta, foglie, fiori, uccelli. Questo esercizio stimola la curiosità e soddisfa il bisogno di ordine del bambino. Attraverso le carte possiamo discutere delle caratteristiche di ciascun oggetto e arricchire il lessico del bambino che imparerà come un uccello, un albero o un fiore possono avere moltissimi nomi e aspetti differenti pur appartenendo alla stessa famiglia.
6. Lezione in tre tempi
Nella pedagogia Montessori per introdurre nuovi concetti o terminologie viene utilizzato un metodo che suddivide la fase di apprendimento in tre tempi distinti.
Primo tempo. Comunicazione.
Viene presentato il materiale descrivendo in modo semplice e diretto l’oggetto che vogliamo mostrare.
Per esempio: famiglia della pecora, un vassoio. Prendiamo uno ad uno gli animali e ne pronunciamo il nome in modo lento e chiaro, montone, pecora, agnello. Senza aggiungere l’articolo o altre parole che ne storpierebbero il significato.
Secondo tempo. Riconoscimento.
Lasciamo trascorre un po’ di tempo in modo che il bambino possa esplorare e assimilare i vocaboli appena sentiti. Dopodiché controlliamo se il bambino è in grado di riconoscere e usare i nuovi termini attraverso domande dirette. Mi dai il caprone? Quale è l’agnello”.
Se il bambino non è in grado di rispondere si può ricominciare da capo oppure abbandonare l’attività per riprenderla più avanti quando sarà pronto. Se invece ha assimilato il concetto possiamo passare alla fase successiva. Tuttavia per il terzo tempo il bambino deve saper nominare le cose e quindi viene utilizzato a partire dai due anni.
Terzo tempo. Verifica.
Dopo aver ripetuto e assimilato bene i primi due tempi possiamo provare a verificare se il concetto è stato memorizzato chiedendo “Come si chiama lui?”. Se il bambino risponde correttamente la lezione è terminata altrimenti la prossima volta si ricomincia da capo. Lo stesso esercizio può essere fatto per riprodurre il verso di animali differenti, in questo caso, se il bambino sa ripetere il verso possiamo arrivare fino alla terza fase.
La lezione in tre tempi è utile per moltissime nuove nozioni e accompagnerà il bambino fino all’età scolare.
Ecco alcuni profili Instagram da cui prendere spunto per il gioco …
Ispirazioni …
